Le qualifiche professionali e l’inquadramento retributivo del lavoratore subordinato

Le qualifiche professionali e l’inquadramento retributivo del lavoratore subordinato sono temi fondamentali della disciplina del rapporto di lavoro

Le mansioni e la retribuzione di un dipendente sono strettamente correlate alle sue competenze, alle esperienze pregresse e alle responsabilità che vengono assegnate in fase di assunzione, nonché regolate dalle normative vigenti e dalle politiche aziendali.

Approfondiamo l’argomento in questo articolo del nostro blog.

Cosa vuol dire lavoro di tipo subordinato

Il lavoro subordinato è la forma di occupazione in cui un individuo si impegna “in cambio di una retribuzione, a prestare il proprio lavoro alle dipendenze di un altro soggetto.” Si veda a tal proposito la definizione data all’art. 2094 del codice civile.

Il datore di lavoro, dunque, controlla e dirige il lavoro del dipendente, stabilendo le mansioni, gli orari e le condizioni di impiego.

Le norme sul lavoro subordinato sono molto diverse da Paese a Paese ma ovunque sono orientate alla tutela dei diritti del personale, a garanzia di condizioni lavorative dignitose, non discriminatorie o illegali.

Caratteristiche del contratto di lavoro subordinato

In un contratto di lavoro subordinato sono coinvolti due contraenti:

  • il lavoratore, chiamato anche prestatore di lavoro subordinato;
  • il datore di lavoro.

Ciascuna delle due parti ha, nei confronti dell’altra, diritti e doveri, come sancito dalla nostra Costituzione, dalla legislazione vigente italiana e comunitaria, dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro e da eventuali Contratti territoriali.

Le modalità di svolgimento dell’occupazione, gli orari, le mansioni, gli strumenti forniti al lavoratore per espletarle e lo stipendio vengono elencati all’interno di questo documento, e sono stabilite – e comunicate – all’accettazione della proposta di impiego.

È in questo momento, quindi, che saltano fuori termini come qualifica professionale e inquadramento retributivo. Per non farti brancolare nel buio, ti spieghiamo meglio cosa significa ciascuno di essi.

Le categorie e le qualifiche professionali del lavoratore subordinato

Il sistema di inquadramento e classificazione dei lavoratori definisce il livello di competenza e specializzazione di un lavoratore in un determinato settore. Categorie e qualifiche professionali sono acquisite attraverso l’istruzione formale, la formazione, l’esperienza sul campo e la partecipazione a corsi di aggiornamento.

Vediamo nel dettaglio cosa sono e in cosa differiscono.

Le categorie legali

Le categorie legali – quattro in tutto, corrispondenti alle tipologie di lavoratori subordinati – sono individuate dall’art. 2095 del Codice Civile e sono il primo passo utile a una corretta classificazione del personale. 

I dirigenti sono incaricati alla gestione dell’azienda o, in caso di realtà più complesse, a un settore di essa. Per il loro operato, rispondono solo all’amministrazione o alla rappresentanza legale dell’impresa.

I quadri sono al centro tra dirigenti e impiegati ma, a differenza di questi ultimi, svolgono con costanza dei compiti fortemente impattanti sul raggiungimento degli obiettivi aziendali come la gestione di un reparto specifico, direttamente a contatto con la proprietà.

Gli impiegati sono dipendenti che svolgono la propria attività lavorativa in costante relazione – e subordinazione – con dirigenti e quadri, a esclusione delle mansioni di pura manodopera.

Gli operai, per finire, collaborano con l’azienda svolgendo compiti pratici ed esecutivi.

A seguire, vengono definite le qualifiche professionali, anch’esse differenziate per caratteristiche specifiche.

Le qualifiche professionali

Le qualifiche professionali, o contrattuali, riassumono l’insieme delle mansioni che un lavoratore subordinato dovrà svolgere per l’azienda dalla quale è assunto, mansioni che saranno sempre accomunate tra loro per specializzazione, responsabilità e difficoltà del ruolo ricoperto.

Vengono definite anche contrattuali perché sono regolamentate dai contratti collettivi del lavoro che per ogni qualifica riconoscono una data retribuzione.

Ma come viene stabilito l’inquadramento retributivo di un lavoratore subordinato? È arrivato il momento di spiegartelo.

La retribuzione del lavoro subordinato

La retribuzione, detta anche paga o stipendio, è la somma di denaro dovuta dall’azienda al dipendente per la sua prestazione professionale manuale o intellettuale, e costituisce un obbligo per il datore di lavoro.

I suoi principi fondamentali sono regolamentati dall’art. 36 della Costituzione e sono:

  1. la proporzionalità, che stabilisce che la retribuzione deve essere sempre proporzionale alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto dell’orario di lavoro, della categoria e della qualifica del dipendente;
  2. la sufficienza, che impone una paga adeguata al sostentamento non solo del lavoratore ma anche della sua famiglia, per una vita libera e dignitosa.

Ma non è tutto. La retribuzione, per essere a norma, deve rispettare alcuni caratteri precisi, stabiliti anch’essi dalla legislazione vigente.

Le caratteristiche dello stipendio dei lavoratori subordinati

L’art. 2099 del Codice Civile stabilisce i caratteri che lo stipendio dei lavoratori subordinati deve possedere.

Il primo è la determinabilità, secondo cui la paga deve essere allineata con le tabelle retributive dei contratti collettivi di categoria e determinata entro certi limiti. È possibile anche che a stabilire il compenso sia l’imprenditore purché adotti il miglior trattamento possibile per il dipendente.

La corrispettività prevede, invece, che la retribuzione venga erogata in seguito a una prestazione professionale, e quindi sempre a lavoro concluso. Nella pratica, poi, esistono situazioni in cui questo principio viene meno ovvero in caso di maternità, malattia o infortunio.

La terza caratteristica è l’obbligatorietà, che impone al datore di lavoro la corresponsione dell’importo dovuto al dipendente senza che quest’ultimo possa rifiutare – la paga è un diritto inviolabile dei lavoratori!

Il quarto e ultimo carattere è la continuità, secondo cui la retribuzione deve essere erogata in maniera costante nel tempo, solitamente con cadenza mensile.

Ora capiamo di quanti e quali elementi si compone una paga tipo.

Elementi della retribuzione

La paga base, come molte altre specifiche del rapporto di lavoro, viene stabilita dai contratti di categoria attraverso le tabelle retributive e in base a qualifica, categoria e mansioni del singolo dipendente. 

Gli scatti di anzianità, a cadenza biennale, fanno parte della paga tabellare del lavoratore così come l’elemento distinto della retribuzione (pari a 10,33 €) e l’indennità di contingenza, entrambi nati in seguito all’abolizione della scala mobile nel 1991 – che adeguava lo stipendio al costo della vita in maniera automatica.

Insieme a questi elementi, sono parte dello stipendio le attribuzioni patrimoniali accessorie – retributive e non retributive – come:

  • gli straordinari;
  • i premi aziendali;
  • le indennità per ferie, festività non godute, reperibilità, ecc.;
  • l’assegno familiare;
  • i rimborsi spese;
  • la maternità;
  • malattie e infortuni.

Come avrai potuto capire se hai letto fin qui, il mondo del lavoro è piuttosto arzigogolato e perdersi tra le molteplici norme che lo regolamentano è davvero facile. 

Soprattutto in caso di controversie, è bene chiedere subito il supporto di un avvocato. Un professionista sarà capace di assisterti con uno sguardo attento ai cambiamenti delle leggi vigenti e di offrirti assistenza personalizzata per venire incontro alle tue esigenze.