Questo approfondimento comincia con una domanda: come scegliere l’avvocato giusto per le proprie esigenze?
Scegliere l’avvocato adatto vuol dire prendere in considerazione l’esperienza e la specializzazione del professionista in relazione al proprio caso specifico. In aggiunta, è consigliabile anche valutare la sua reputazione tramite recensioni online o consigli da parte di persone di fiducia. Ma procediamo per gradi.
Mandato professionale per un avvocato: cos’è
Alla base della relazione tra avvocato e cliente c’è un mutuo rapporto di fiducia, come sottolineato dall’articolo 35 del Codice Deontologico Forense, che regola anche l’interazione con il legale.Il contratto, che rientra tra i contratti d’opera intellettuale e valido anche in forma di mandato orale, obbliga:
- il professionista a svolgere il suo lavoro – non a vincere la causa!
- il cliente al pagamento di un compenso per la prestazione ricevuta.
Ma come si crea questo legame fiduciario? Lo vedremo qui di seguito.
1. La verifica delle competenze
Prima di affidare a un libero professionista della legge un incarico è importante valutarne le competenze. Se il passaparola è una delle modalità più diffuse nella scelta di un avvocato, è vero anche che verificare le sue esperienze e capacità tramite una breve ricerca su Google – o consultando l’elenco delle pubblicazioni sul suo sito web – è fortemente consigliato.
Del resto, un avvocato non vale un altro: un civilista, per esempio, non può difenderti in un processo penale; come, allo stesso modo, un penalista potrebbe non avere l’esperienza adeguata a seguire un procedimento civile.
Per legge, “grava sull’imputato l’onere di scegliere un difensore valido e di vigilare sull’esatta osservanza dell’incarico conferito” (sez. IV, n. 20665 del 14 marzo 2012, Ferioli). Dall’altra parte “l’avvocato non deve accettare incarichi che sappia di non poter svolgere con adeguata competenza” (art. 12 Codice Deontologico Forense).
2. Primo colloquio informativo
Quale rapporto di fiducia inizia senza una prima conoscenza vis-à-vis?
Il colloquio informativo, solitamente a pagamento, con il professionista serve innanzitutto a verificare di persona le competenze che pensi di aver individuato.
Le informazioni che fornirai durante la chiacchierata sono coperte da segreto professionale, dunque porta con te tutta la documentazione relativa alla causa che stai per intraprendere.
In sede di colloquio, sei sei nelle mani di un vero professionista, ti verranno fornite indicazioni puntuali circa:
- le ”attività da espletare, precisando le iniziative e le ipotesi di soluzione”, inclusa la possibilità di ricorrere a strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e la possibilità di avvalersi del patrocinio a spese dello Stato, in caso di necessità;
- “la prevedibile durata del processo”;
- “il livello della complessità dell’incarico e tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico”, includendo il costo della prestazione suddiviso in oneri, spese e compenso professionale.
Nota bene: gli avvocati seri per calcolare la propria parcella si rifanno a tabellari ufficiali e condivisi che sanciscono parametri il cui obiettivo è quello di livellare il più possibile il panorama delle spese a carico del cliente, anche per contrastare la concorrenza sleale.
3. Il conferimento dell’incarico all’avvocato
Il conferimento dell’incarico deve essere formalizzato in un documento scritto, chiamato mandato o procura.
Il mandato consente al difensore di agire in maniera piuttosto autonoma mantenendo sempre il dovere di informazione nei confronti dell’assistito.
Secondo l’art. 40 del Codice Deontologico Forense, infatti, “l’avvocato è tenuto ad informare chiaramente il proprio assistito all’atto dell’incarico delle caratteristiche e dell’importanza della controversia o delle attività da espletare, precisando le iniziative e le ipotesi di soluzione possibili. L’avvocato è tenuto altresì ad informare il proprio assistito sullo svolgimento del mandato affidatogli, quando lo reputi opportuno e ogni qualvolta l’assistito ne faccia richiesta.“
A questo punto, occorre fare una specifica: la responsabilità assunta dal legale è quella di compiere il proprio lavoro al massimo delle sue possibilità e non quella di ottenere un risultato.
L’obbligo di diligenza impone all’avvocato di “assolvere anche ai doveri di sollecitazione, dissuasione ed informazione del cliente, essendo il professionista tenuto a rappresentare a quest’ultimo tutte le questioni di fatto e di diritto, comunque insorgenti, ostative al raggiungimento del risultato, o comunque produttive del rischio di effetti dannosi; di richiedergli gli elementi necessari o utili in suo possesso; di sconsigliarlo dall’intraprendere o proseguire un giudizio dall’esito probabilmente sfavorevole” (Cass., sez. 2, sentenza n. 14597 del 2004).
Per concludere…
Ricorda: nonostante tutte queste specifiche, è comunque l’avvocato a scegliere la strategia difensiva. Ma resta in campana: è importante che tu conosca per filo e per segno i dettagli del procedimento giudiziario che stai intraprendendo.
Da parte nostra, qui allo Studio Masé possiamo fornirti l’aiuto di cui hai bisogno, assistenza personalizzata e soluzioni concrete. Contattaci per saperne di più!